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  >  Destinazioni (Page 15)

Avete presente quando attendete un viaggio da mesi, vi preparate psicologicamente a vivere la città, a far parte di un'avventura incredibile, a mollare tutto e partire e poi... arrivate in hotel e vi cadono le braccia? Non mi dite che non avete mai provato una sensazione simile perché non ci credo. Io ne ho provate diverse.

Se mi avete seguito sui social durante il mio viaggio nell'Outback australiano, avrete notato che per due giorni sono stata completamente assente da Facebook, Instagram e dai social in generale. Magari non ve ne siete nemmeno accorti perché mentre da me era giorno da voi era notte, e non è che state tutto il giorno dietro ai miei aggiornamenti.

Sembra passata una vita, eppure solo una settimana fa stavo tornando dall'Australia e più precisamente dal Northern Territory. Ogni volta che sto per partire per un viaggio mi vengono sempre gli stessi dubbi: starò facendo la cosa giusta? Andrà bene stare via così tanto? Eppure, ogni volta che torno, penso che lo rifarei altre mille e mille volte. Un viaggio arricchisce più di qualsiasi altra cosa, ti porta fuori dalla tua routine e ti fa conoscere altre persone, ti mette alla prova e ti chiede di essere te stessa, sempre.

L’Australia non era attesa. I miei viaggi di Aprile erano già organizzati e tra questi l’Australia non era prevista. Sono partita da Milano, il viaggio in aereo è stato decisamente lungo, ma io amo volare e amo gli aerei. Al contrario di tante persone non ho paura di volare e pensare di rimanere su un aereo per 24 o più ore non mi fa paura, anzi mi piace molto. Adoro gli aeroporti e l’attesa, i gate, i ristoranti e vedere le persone bere bicchieri di vino alle 8 di mattina perché secondo il loro fuso orario è notte fonda.

Ero tornata a casa solo sabato mattina dal Marocco e quindi da Milano, giusto il tempo di stare a casa la domenica e via, questa mattina sono ripartita. In realtà ieri ho avuto giusto il tempo di fare tre lavatrici, pulir casa, scongelare le lasagne (fatte da me qualche settimana fa), scroccare un paio di pranzi dai miei e un aperitivo veloce. La domenica è volata, anzi no di più, complice anche il fatto che fino all'una me ne sono stata nel letto a rigirarmi a destra e a sinistra pensando che sì è bellissimo il Marocco e sì, è bellissima la Francia, ma il letto di casa, è il letto di casa!

Questo San Valentino è stato diverso, niente cene, niente fiori, niente cioccolatini. Questo San Valentino sono andata nelle Marche, sono stata due giorni pieni nella natura, in campagna tra galline, pecore, cani e gatti. Mi sono rilassata davanti al camino, ho iniziato e quasi finito un libro che avevo in mente di leggere da Natale, ho dormito tantissimo, ma proprio tanto, ho mangiato bene e respirato l'aria di campagna.

A parlarvi del Giappone ho iniziato subito dalle cose belle, descrivendovi le cinque cose che più mi sono piaciute del paese. Oggi invece voglio scrivere di quello che in Giappone non mi ha entusiasmato, quello che mi ha lasciato un po' con l'amaro in bocca. Di ogni paese a mio avviso c'è una parte bella e una meno bella, c'è una parte che si vorrebbe vivere  sempre e un'altra che invece... lasceremmo volentieri agli altri!

Come spesso accade quando si visita un paese straniero, ci sono subito cose di cui ci innamoriamo al primo sguardo, e cose che non ci vanno giù affatto. Io le mie cinque cose che mi sono piaciute del Giappone, le ho scritte tutte in questo post, buona lettura :)

Quante volte ho sentito questa parola durante il mio viaggio di 10 giorni in Giappone? Tantissime! "Arigatou gozaimasu" quando uscivo da un locale, "Arigatou gozaimasu" quando compravo qualcosa, quando passavo i tornelli della metropolitana, quando il controllore mi ridava il mio biglietto in treno. Arigatou so bene cosa significa, lo sapevo anche prima di partire. Tra le 10 parole straniere che sappiamo praticamente da sempre, arigatou ci rientra alla grande.