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  >  rimini   >  Il terremoto a Rimini, quello che non sai della Riviera del divertimento
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Questo post doveva uscire a dicembre 2011, poi ho iniziato a tentennare, ho pensato che forse non è sempre bene dire quello che si pensa e si sa, non è sempre bene fare ricerche. Ora mi sento male per aver tardato e per aver sprecato così tanto tempo.
Molte delle informazioni che sono qui di seguito qualcuno di voi già le conoscerà, per altri saranno cose nuove. Persone che hanno preso casa a Rimini da poco seguendo tutte le normative antisismiche si sentiranno fortunati, chi invece ha casa in Riviera da decenni, bhé, un po’ meno. Una sola considerazione prima che iniziate a leggere va fatta, questo post è stato scritto a 4 mani, o meglio, molte informazioni “tecniche” qui sono scritte, mi sono state fornite e suggerite da una persona davvero in gamba, esperta nel suo settore e preparata che ringrazio infinitamente.
Ogni volta che eventi calamitosi si manifestano, in Italia come nel resto del mondo, queste due parole spuntano sempre fuori: “Disastro annunciato“. Ma annunciato da chi? E soprattutto come mai se era annunciato non si è fatto nulla, o abbastanza per evitarlo? Mi viene da pensare che la paura spesso fa tremare le gambe e ancora peggio ti immobilizza, ma di fronte a situazioni di questa portata chi sa dovrebbe parlare e chi può dovrebbe prendere provvedimenti adeguati perché i disastri non si ripetano e si faccia qualcosa per iniziare davvero a prevenirli.
È di questi giorni, di queste ore e ancora in corso la notizia del terremoto in Emilia, da Modena a Ferrara, fino a Rimini. Poi come sempre accadrà che si spengneranno i riflettori e la gente tornerà alla vita di sempre, almeno a chi la casa non sarà crollata. Fino al prossimo disastro mi verrebbe cinicamente da dire. Ogni volta che accadono di questi eventi però la domanda mi si ripresenta: ma se la prossima volta fosse il turno di Rimini?
A maggio 2011 passando per piazza Cavour mi sono imbattuta in una manifestazione chiamata “Io non tremo! liberi di conoscere e convivere con il terremoto” organizzata da tecnici per lo più ingegneri. Al piano terra del palazzo del Podestà era stata allestita una mostra e la mia curiosità mi ha spinto ad entrare. Con mia grande sorpresa una buona parte delle mostra era dedicata al terremoto, o meglio ai due terremoti, che ci furono a Rimini nel maggio e nell’agosto del 1916. E dico grande sorpresa perché non sapevo che ci fosse stato un terremoto forte a Rimini. Mai ne ho sentito parlare e mai mi è capitato leggerlo da qualche parte. L’accompagnatore che mi ha guidato per la mostra mi ha confermato non solo di questi terremoti del 1916, ma anche di altri nei secoli passati che si sono succeduti con intervalli più o meno centennali.
Iniziamo a fare un po’ di ordine. Su un opuscolo che mi hanno lasciato viene fatto un breve riassunto della storia della normativa sismica in Italia e nel particolare di Rimini. Con un Regio Decreto del 1927 Rimini insieme ad altri comuni dell’allora provincia di Forlì viene inserita fra le città da considerarsi sismiche. Nel ’30, nel ’35 e ancora nel ’37 altre normative sismiche continuano a considerarle come città a rischio terremoto. Poi nel 1938 esce un decreto ministeriale con titolo “Cancellazione di alcuni Comuni dall’elenco nei quali è obbligatoria l’osservanza delle speciali norme sismiche” dove come cita il titolo alcuni comuni fra cui Rimini viene cancellato dall’elenco dalle città considerate sismiche. Oltre a Rimini ci sono anche Riccione, Cattolica, Misano e altri comuni limitrofi. Adesso io non sono un tecnico, ma la cosa mi è alquanto strana.
Come è possibile che una città ritenuta fino a ieri a rischio sismico d’improvviso non lo sia più? Probabilmente è stata vista come un’influeza…sei a rischio sismico? Fatti un po’ di anni sotto normativa sismica, poi passata la febbre ti togliamo dall’elenco. Eppure girovagando su internet si trovano cose interessanti. Sul sito dell’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) si trova questo grafico che mostra tutti i terremoti verificatisi a Rimini in passato e si rivede quanto mi era stato detto: ci sono stati terremoti di intensità pari a quella del 1916 grossomodo uno ogni 100 anni. 1672, 1786, 1875 e 1916. E nel 1938 non c’è più pericolo di terremoti.

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Ma andiamo avanti. Supponiamo per assurdo che magicamente dal ’38 Rimini sia immune ai terremoti. Mi torna alla memoria un’altra immagine vista e allora immortalata con l’iPhone alla mostra. Come indicato le due foto ritraggono Rimini con viste aeree, quella a sinistra nel 1943 durante il conflitto bellico, quella a destra nel 1982. Cosa hanno di particolare tali date? Be’ la prima non si allontana di molto dal 1938, anno della magia normativa, la seconda è l’anno prima della reintroduzione di Rimini, e molte altre città italiane, nella black list delle città a rischio terremoti.

Facciamo il gioco del trova le differenze nella foto sotto.Trovate le differenze? Quelli che nella foto di destra sono campi a sinistra sono case. Ma se la normativa sismica in quegli anni non era in vigore, come sono state costruite quelle case. Che regole si sono seguite per edificare le abitazioni di una bella fetta di riminesi? Ti è sceso un brivido giù per la schiena? A me quando ho fatto questo piccolo collegamento sì. E i dubbi si susseguono. Subito nel dopo guerra c’è stato bisogno di ricostruire in fretta la nostra città pesantemente danneggiata dai bombardamenti. Oltre al non seguire normative sismiche che materiali sono stati usati? Si sono seguiti dei criteri o la cosa è avvenuta in maniera caotica? E gli alberghi e le piccole pensioni al mare che per Rimini sono tutto? Per questi sono state seguite direttive particolari? Queste sono domande alle quali da cittadina vorrei risposte. Anche perché per deformazione professionale la questione del turismo e degli alberghi, soprattutto in Riviera, mi riguarda e non poco.

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Ho approfondito la cosa, con scarso successo però. Nel senso che trovare informazioni obiettive su questo argomento non è facile. Continuo con alcune supposizioni sulla base di qualche osservazione. Nel corso degli anni lo skyline riminese si è alzato e non di poco e mi piacerebbe sapere come. Vorrei sperare con un certo raziocinio e non in base alla mera necessità di avere più stanze nella propria pensione. La cosa sicura è che gran parte di questa crescita è avvenuta tra il ’38 e l’83 quindi senza normativa sismica. Che poi mi sono chiesta e ho chiesto in giro cosa ci sia mai di così diabolico in questa normativa sismica per renderla così antipatica e osteggiata in quei cinquant’anni. Detta in soldoni costruire senza normativa sismica è più veloce e più economico. Tutto torna.
Tornando alle mie ricerche, ho interpellato amici e conoscenti più inseriti di me nel settore tecnico. Il risultato sono due parole che per quanto mi riguarda potrebbero essere due parolacce: liquefazione e PSC.
Siccome probabilmente non ne saprete più di me, riporto la definizione di Santo Wikipedia: “La liquefazione del suolo è il comportamento dei suoli che, a causa di un aumento della pressione interstiziale, passano improvvisamente da uno stato solido a uno fluido, o con la consistenza di un liquido pesante. La liquefazione avviene più frequentemente in depositi sabbiosi e/o sabbioso limosi sciolti, a granulometria uniforme, normalmente consolidati e saturi. Durante la fase di carico, le sollecitazioni indotte nel terreno, quali possono essere quelle derivanti da un evento sismico, possono causare un aumento delle pressioni interstiziali fino a eguagliare la tensione soprastante. Viene così annullata la resistenza al taglio del terreno secondo il principio delle pressioni efficaci di Terzaghi, e si assiste così a un fenomeno di fluidificazione del suolo. In pratica, si può osservare che gli edifici costruiti al di sopra di un terreno soggetto a tale fenomeno subiscono affondamenti e ribaltamenti, in quanto il terreno non è più in grado di opporre resistenza alla spinta proveniente dall’alto.”
Riporto anche un video di Santo Youtubehttp://www.youtube.com/watch?v=JrAaHmOErrQ
Ma per rendere tutto ancora più semplice, ecco alcune immagini di Google alla voce liquefazione del suolo:

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Niigata – Giappone 1964
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Kocaeli – Turchia 1999 Kocaeli
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Turchia 1999 Case integre che si sono ribaltate
Insomma per semplificare: ci sono la sabbia e l’acqua che vivono insieme tranquilli, con il loro equilibrio e sopportando tranquillamente il peso della vita coniugale, finché non arriva una shakerata dovuta al terremoto e si formano in sostanza come delle sabbie mobili.
Sempre girovangando per la rete ho trovato un articolo tecnico preso da un convegno tenuto nel 2000. Al solito tutte parole astruse per me, ma arrivando alle conclusioni dico questo: “Per concludere, si può dire che, nell’area del territorio riminese e forlivese ricadente nel foglio IGMI 1:50.000 n. 256, sulla base delle conoscenze sismiche e geotecniche attualmente disponibili:
1) Esistono le condizioni sismiche e geotecniche perché si verifichino fenomeni di liquefazione
2) Il rischio di liquefazione è disuniforme, concentrato in alcune zone, soprattutto lungo il cordone litorale, è di livello generalmente ‘basso’, e in qualche zona circoscritta, di livello ‘alto’
3) L’assenza di rischio è spesso solo apparente, poiché legata più alla scarsità o all’assenza di informazione che all’assenza di condizioni predisponenti del terreno; perciò la carta del rischio dovrebbe essere aggiornata man mano che si acquisiscono informazioni sulle condizioni del terreno (stratigrafiche, idrogeologiche e geotecniche)
4) La litologia più esposta al rischio di liquefazione è quella delle sabbie del cordone litorale ma anche i depositi di argine e fluviali, benché non esista una diretta correlazione, presentano condizioni predisponenti al rischio di liquefazione
5) Nel territorio più esposto al rischio di liquefazione la densità abitativa è molto alta e quindi il danno temuto in termini economici globali è di fatto elevato, in quanto i danni alle costruzioni e alle infrastrutture durante un terremoto forte potrebbero essere diffusi e quantitativamente ingenti
7) La città di Rimini, che custodisce beni storici, artistici e monumentali di grandissimo valore, è esposta in gran parte al rischio di liquefazione.”
Per chi mai fosse interessato lascio il link dove trovare l’articolo. Insomma penso che non servano studi particolari per capire cosa vogliono dire. Solo che gli interrogativi si moltiplicano invece di diminuire. Noi sul nostro lungomare come siamo messi? La sabbia e l’acqua non mancano di certo. Se dovesse esserci un terremoto potrebbero accadere cose del genere anche da noi? Una piccola parvenza di risposta l’ho trovata nella seconda informazione raccolta: P.S.C. Piano Strutturale Comunale.
Senza addentrarmi nella descrizione di cosa sia, visto che non saprei da che parte cominciare, rimando al sito dedicato del comune di Rimini. Il PSC sostituirà il PRG (Riano Regolatore Generale) nome che ogni tanto si sente uscire da qualche bocca. In Pratica regola come e cosa si può costruire su una determinata area oppure al contrario vieta di costruire. Finito questo mio slancio in spiegazioni tecniche vi riporto parte di una tavola che ho trovato sul sito.

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Come si vede c’è questa striscia tutta gialla in corrispondenza del nostro litorale. Andando a leggere la legenda quel colore corrisponde a “Depositi granulari sciolti, susciettibii di effetti locali: fenomeni di liquefazione, amplificazione del segnale sismico, cedimenti.”

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Quindi questa eventualità pare essere presa in considerazione. Sì però è presa in considerazione adesso per quello che di nuovo si andrà a realizzare, ma per il costruito? Alla fine di questa mia ricerca non ci sono risposte così com’era all’inizio. C’è sicuramente la consapevolezza che se non si sente parlare dei rischi che corre la nostra città o è perché effettivamente non ci sono o perché non se ne vuole o non conviene parlare. Imbattermi in quella mostra tutto sommato è stato un bene. Sul sito della manifestazione (www.ionontremo.it ) ho visto che adesso è nata l’associazione Io Non Tremo! dove si ripropongono di proseguire nella sensibilizzare al rischio sismico cominciata con l’evento di maggio 2011.
Forse dormirò sonni meno tranquilli, ma almeno sono conscia che a Rimini potrebbe arrivare un terremoto. Ma so anche che ci sono sistemi per affrontarlo. In altre parti del mondo come l’America o il Giappone con terremoti com’è stato quello de L’Aquila ci convivono tranquillamente, da noi è stato devastato il centro storico di un capoluogo di Regione, con tutte le conseguenze che si porta e si porterà dietro. Non voglio fare dell’allarmismo, ma quando ho scoperto tutto questo sinceramente io mi sono allarmata e mi sono sentita in dovere di informare chi legge questo blog; dato che ho un blog pubblico e che mi sento in dovere di scrivere cose per me importantissime.
Cosa cambia ora che sappiamo tutto questo e che vi ho fatto una testa così?! Cambia che ognuno di noi può innanzitutto informarsi sulla data di costruzione della propria casa, vedere se la propria casa si trova effettivamente nell’area gialla (si riesce a distinguere la ferrovia della stazioni di Rimini, questo dovrebbe aiutare a individuare la vostra casa) e soprattutto capire come è stata costruita la vostra casa. Individuare infine i muri portanti e studiare, sì ho detto studiare, le prime regole civiche in caso di terremoto affinché si crei meno panico e si sappia con certezza cosa fare e cosa non fare. Inutile dire “io non voglio sapere”, dobbiamo dire, “io voglio sapere e agire per prevenire e per aiutare me stesso e gli altri.”

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