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  >  Destinazioni   >  Una notte nel deserto Wadi Rum come Lawrence d’Arabia
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Non mi capitava una notte così da quando facevo gli scout. Ebbene sì, anche io come tante persone e tanti blogger (ho scoperto di recente) ho passato l’infanzia a montare e smontare tende, fare nodi e guardare le stelle al chiarore del fuoco nelle notti estive. I miei trascorsi scout non li ho abbandonati, li ho solo accantonati per un po’, sono convinta infatti che tutto serva nella vita, anche se una volta ero molto più coraggiosa di adesso.
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Quando facevo gli scout infatti non mi facevo tutti i problemi che mi faccio oggi. Non avevo paura, o comunque non mi impanicavo con pensieri di serpenti e scorpioni che mi entravano in tenda. Non avevo paura di perdermi, almeno non troppa, e non mi interessava dove dormivo. Poi si cresce e si diventa più noiosi, anche se qualcuno al contrario migliora con il tempo come il vino, bé, beato lui.

Quello che è rimasto di immutato in me dai tempi dei calzoni corti e del fazzoletto al collo, è la mia voglia di non fermarmi, di chiedere sempre qualcosa di più, anche a me stessa. Come amo dire spesso, io ho paura di tutto (oggi più che mai) ma faccio tutto. Ho paura dell’acqua, della profondità, del lanciarmi con il paracadute, ho paura di tante cose, ma alla fine messa davanti alla prova non riesco a tirarmi indietro, è più forte di me – bé, il bagno con gli squali l’ho evitato, son sincera.
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Nel deserto del Wadi Rum a nulla sono valse le richieste alle mie compagne di viaggio di dormire assieme. Mi hanno decisamente ignorato e si sono fatte beffe delle mie paure! 😀 Alla fine la notte è andata piuttosto bene, molto meglio di quello che immaginavo. Certo è stata dura riprendere le vecchie abitudini, ma è stato anche uno dei momenti più belli di questo viaggio in Giordania. Del resto quando dormivo in tenda ai tempi degli scout, lo facevo con altre 3/4 ma anche 5 persone, quindi non mi sentivo mai sola! Dormire in una tendina nel deserto da sola invece mi metteva non poca inquietudine.
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Le tende del Captain Camping a ridosso del Wadi Rum sono di due tipi essenzialmente, classiche con due o tre posti letto con bagno comune, e superior con bagno interno alla tenda. Sinceramente ho preferito quelle con il bagno esterno alla teda, un bagno comune diviso tra uomini e donne. Qui non si può stare 3 o 4 notti di fila, o meglio si può, ma la pulizia non è il massimo devo essere sincera. Il Captain Camping vale la pena però per starci un paio di giorni e fare l’escursione nel deserto che ha ospitato sia il vero Lawrence d’Arabia, che le riprese del famoso film.
captainsIl deserto non è bello solo per questo, anzi, il deserto è bellissimo per i suoi panorami senza fine, per la sabbia rossa, per le piante che strofinate tra le mani assieme all’acqua fanno il sapone dei beduini. Il deserto del Wadi Rum è bello perché non se ne vede la fine, perché i colori del tramonto sono tremendamente malinconici e nello stesso tempo vivi. Correre con la jeep su queste dune, assaggiare il thé con i beduini, fare le foto contro luce e vedere la natura che cambia paesaggio ad ogni tiro di vento mi è piaciuto tanto.
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Il costo di un’escursione di questo tipo viene intorno ai 50 dinari, mentre una notte al Captain Camping viene 40 dinari a tenda, almeno quella con tre letti singoli come quella che avevo io, compresa la cena tipica all’interno del camping – che per inciso non è stata affatto male.
La mia tenda era piccolina, ma ci stava tutto quello che doveva starci, quindi tre letti singoli e due sedie, un comodino e una lampada che si accende automaticamente al calare della sera e si spegne alle prime luci del giorno, poi volendo si può anche spegnere durante la notte eh.
tracce-desertoLa tenda ha all’ingresso una grossa cerniera per chiedere le due parti, ma si può anche lasciare aperta perché il tessuto è così pesante che sta perfettamente teso a terra comunque. All’interno ci sono coperte e lenzuola e anche asciugamani, non manca nulla. Io ho dormito lì a metà Luglio quindi non faceva affatto freddo, mi dicono però che andando in pieno inverno è meglio portare qualcosa di termico per la sera e per la notte.
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Per quanto riguarda la cena tipica, ho provato qui un piatto con una preparazione mai vista prima. Il nome del piatto è Zarb e il tempo della preparazione dura una giornata intera, anche se effettivamente si deve fare ben poco dopo la prima parte che ora vi spiego. Si mette la carne, noi avevamo pollo e pecora, con le verdure in una grande cassa di acciaio.
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La cassa si mette in una buca sotto terra e prima di chiuderla e mettere la terra sopra, in questo caso la sabbia, si accende un fuoco dentro. Appena chiusa la cassa e messa la sabbia il fuoco si spegne e il calore della terra cuoce la carne che rimane lì sotto per una giornata intera. A sera, le ore precisamente però non le so, si riapre la buca e si scoperchia la cassa e tutto è perfettamente pronto! Questo piatto si fa generalmente nelle occasioni speciali, quando si deve festeggiare qualcosa o si hanno ospiti.
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La sera è stata stupenda. Assieme a tutti gli ospiti del Camping siamo rimasti svegli a vedere le stelle. Luci spente e fuoco acceso, le stelle cadenti erano sopra di noi. A poco a poco tutti sono andati a dormire, tutti tranne noi. Io ho contato solo due stelle cadenti, ma mi bastavano, sinceramente non mi vengono spesso cose da chiedere o desideri da far avverare, sono una persona moto fortunata. Avevamo anche il wifi ma, tranne qualche sporadico caso, abbiamo deciso di comune accordo di non connetterci, di lasciare quella parte di Giordania così, solo per noi. Di vivercela in un modo più vero, quasi intimo no?! Oggi però sono qui a parlarvene, almeno in parte, perché voglio consigliarvi questa esperienza, anche se ancora i miei capelli puzzano di fumo e Max, il gattino incontrato al campo mi manca terribilmente 😛 Giuro!
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Tornando alla mia notte in tenda, quello che ancora non vi ho detto, è che il mio sonno non è stato del tutto tranquillo e sereno. Ogni due ore circa mi svegliavo perché dalle tende passavano tutti i rumori possibili. Animali e persone sveglie che parlavano di fuori, qualcuno che tossiva nell’altra tenda e il vento che faceva muovere tutta la struttura. Alla fine, alle 5 del mattino hanno iniziato gli uccelli che avevano il nido nella roccia proprio sopra la mia testa. Un tale chiasso che non mi ha permesso di dormire oltre. Ho deciso quindi di uscire dalla tenda, di andare a fare un giro, magari a fare qualche fotografia. Sono uscita e la luce aveva già illuminato quasi tutto.
la-mia-tendaFuori dal camping ho visto due dromedari in lontananza e vicino al nostro fuoco, ancora mezzo acceso, il beduino che stava a guardia del campo dormiva steso con una grossa coperta sopra. Ho fatto qualche foto, ho dato un’occhiata in giro e poi sono tornata in tenda. Alle sette mi sono svegliata di nuovo, definitivamente. Non c’erano più le stelle della sera prima, nessuna costellazione da osservare e nemmeno nessun desiderio da esprimere. Il fuoco era spento e Max era ricomparso per giocare ancora un’ultima volta con me. Avrei dovuto portarmelo a casa, lo sapevo, almeno ora non mi sarebbe mancato così tanto.
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